In via Belfiore, la sera, quasi non si riesce a scorgere la scritta “da Michele” sopra l’insegna luminosa che cita Cocktail bar – Coffee & Food. Una volta il suo nome prendeva tutto lo spazio, forse oggi non ce n’è più bisogno. “Ci troviamo da Michele” è una delle frasi che più spesso ho sentito nelle serate del fine settimana; weekend dopo weekend questo bar è diventato un’istituzione di San Salvario.
Mohammad all’anagrafe, Michele per consuetudine. Originario di Agadir, in Marocco. Non arabo, ma Berbero, tribù di tradizione commerciale, con un’altra lingua, un’altra scrittura; “i cinesi del nord Africa” dice.
Di giorno bar di zona, di sera locale dove bere senza pretese e per questo familiare ed accogliente. Mentre parliamo scorgo la clientela. Nessuno uguale a un altro. E’ l’ora dell’aperitivo e qualcuno ne approfitta, altri passano per la birretta del dopo lavoro, un vecchietto ordina un cappuccino. Michele si sincera del loro umore chiamandoli tutti per nome. Quando è partito dal Marocco a vent’anni, l’Italia e Torino avrebbero dovuto essere la parentesi di un viaggio che doveva finire in Francia. Poi i casi della vita l’hanno fatto diventare prima barista (al Bar dell’Opera poco lontano) e poi gestore di questo localino accanto a cui, negli anni, hanno proliferato gli altri mille in cui ci ammassiamo il venerdì sera. In Francia non è mai più andato, neanche per sbaglio.
Prendere la gestione del bar è stata una scommessa; nel 2005 il quartiere non aveva certo la stessa faccia e immaginare come si sarebbe trasformato era praticamente impossibile. Gli avventori non sono sempre stati dei migliori e non i più tranquilli. Si ricorda bene il rigurgito causato dall’indulto del 2006, quando alle 6 di sera preferiva abbassare le serrande e farsi un giro. Ma nonostante tutto, con pazienza, calma e cordialità è riuscito a crearsi un pubblico di giovani e residenti che credo gli siano davvero affezionati.
La fortuna dei locali spesso sta negli arredi ricercati, nella selezione dei cocktail, in menù sofisticati. Ha senso, ma altre volte sono le persone a fare la differenza. Ed è la cosa che continuo ad apprezzare di più.