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Un banco, una piazza, un’idea: Silvano – Vini e Cibi al Banco a NoLo

Monica Pianosi Pubblicato il 3 Giugno 2025

A Milano, in un luogo dove NoLo si mescola con la vecchia Lambrate e il fermento dei nuovi quartieri, c’è un locale che ha riportato il banco al centro della scena. Si chiama Silvano – Vini e Cibi al Banco, e nasce nei locali di un ex panificio. Da fuori il look è quello di una volta, ma basta varcare la soglia per capire che qui si respira un’altra aria: quella delle osterie moderne di oggi, con piatti buoni e semplici, il vino giusto e la gente seduta vicina. Dietro il progetto ci sono Cesare Battisti, anima del Ratanà, e Vladimiro Poma, cuoco ligure con un passato tra Perù e Lombardia.

Un menu senza fronzoli e fornelli

Tutto qui è cotto al forno. Nessun fornello, nessuna fiamma: solo calore paziente, che arrotonda i sapori e fa scrocchiare le superfici. Il menu è semplice, ma pieno di idee: insalata russa, vitello tonnato, pane burro e impepata di cozze, parmigiana di melanzane, tiella pugliese. La cucina, guidata da Carola Carboni, si muove tra Liguria, Piemonte e Sud Italia con leggerezza. Anche i dolci hanno un’anima da casa: ricotta al forno con marmellata di cedro, torta di mele, frutta sotto spirito. Si mangia al banco o ai tavoli condivisi. Senza troppe regole, ma con molto piacere.

Vino artigianale e conversazioni incrociate

La carta dei vini è una piccola dichiarazione d’intenti: solo etichette artigianali, scelte con cura da Martina Peron. Ci sono bollicine francesi, bianchi delle colline venete, rosati eleganti e rossi macerati da bere anche freschi. Si beve al calice, si cambia spesso, si sperimenta. I prezzi sono onesti (dai 6 agli 8 euro a bicchiere), e tutto invita a fermarsi un po’ più del previsto. Tra una bottiglia di Sassaia e una fetta di brandacujun, può capitare di fare amicizia con chi ti siede accanto. È la magia delle osterie, ritradotta in chiave urbana.

Silvano vini e cibi a Milano intreccia storie dietro al banco

Cesare Battisti è un nome noto nella scena milanese: cuoco, divulgatore, fautore della cucina di territorio con il Ratanà. Vladimiro Poma, classe 1984, viene da Bordighera e ha imparato a cucinare nel ristorante di famiglia. Dopo una formazione sul campo e un’esperienza in Perù presso il ristorante Astrid y Gastón, è tornato a Milano per dare forma a un sogno condiviso: fare ristorazione come si faceva una volta, ma con uno sguardo fresco. Silvano prende il nome da una canzone di Jannacci, e dentro ci trovi un pezzo di quella Milano che non ha perso il vizio del racconto.

Un posto per restare, anche solo un’ora

Silvano è aperto dal mercoledì alla domenica, con orari elastici (dalle 18 a mezzanotte, il weekend anche a pranzo). Non serve vestirsi bene, né prenotare con mesi d’anticipo: basta avere fame e voglia di lasciarsi stupire da un boccone pensato bene. È un posto dove si va anche da soli, per leggere, bere un bicchiere, o aspettare qualcuno. Un locale che fa comunità senza sforzi e senza clamori.

Da quando ho iniziato a interessarmi di sostenibilità sono diventata vegetariana, ho venduto la macchina e ho preso un PhD. Ma non chiedermi di smettere di viaggiare.

Tutte le immagini sono di © Pietro Dipace 2025

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