Rosy Togaci Gaudiano, ma anche solo Rosy o solo Togaci, è una di quelle persone che preferiscono stare un passo indietro e mandare avanti il proprio lavoro; perché in quello che fanno c’è già tutto di loro, tutto quello che si può dire.
Quando si ha a che fare con l’arte, questo è ancora più vero. Il senso non sta nello stipendio a fine mese (ovviamente anche), ma la prima urgenza è quella di esprimere una poetica, suggerire significati e offrire nuovi punti di vista alla lettura della realtà. Una visione laterale, mai banale, spesso impegnativa, mossa dalla ricerca della bellezza in tutte le sue forme. Bellezza che sa di intelligenza, di sensibilità e leggerezza; bellezza che combatte paura e tristezza.
A Rosy non servono tante parole, le piacciono quelle giuste: crede che siano importanti perché sono il terreno delle azioni, influenzano il nostro modo di pensare, di vivere noi stessi e gli altri.

A trent’anni ha chiuso la sua “sabaudità” in una valigia ed ha salutato Torino, lasciandosi alle spalle una città che in quel momento sentiva stretta addosso. Torino è bella e accogliente come una madre e, come tale, sa essere severa. Prima o poi ti insinua la sensazione che da qualche parte c’è qualcosa che ti stai perdendo; hai bisogno di allontanarti, ma capita che ti richiami a sé.
Così è stato. Rosy è tornata dopo vent’anni anni, diversa. Si è riempita gli occhi del mondo, ha vissuto a Roma – o meglio con Roma – tanti anni. Ora Torino è la pagina bianca di un libro che lei già conosce; ne coglie le potenzialità come le mancanze, la mentalità e gli ingranaggi.
Curatrice di mostre d’arte contemporanea di portata internazionale, gallerista e musicista è, in realtà, ancora più di questo: ha un animo artistico che la connota completamente. L’arte le fa vedere il possibile dove gli altri vedono l’abbandono e se ne serve per trasmettere il bello dove si racconta solo del brutto. Non vede limiti, perché “i limiti e i confini non esistono, li creiamo noi”, così come creiamo le etichette, delimitiamo i quartieri, definiamo il bene e il male.


Tornata in città, inizia a lavorare per il circuito artistico istituzionale e… non le basta. Manca la sostanza; vuole scendere di uno scalino ed arrivare alle persone: regalare “arte a perdere” come antidoto al torpore quotidiano. Andare così veloce, senza rispetto della memoria e guardando distrattamente il presente, è la strada perfetta per perdersi.
Decide allora di usare la professione “ufficiale” di curatrice per fare un pezzettino in più e “dichiarare i propri intenti”. Rinuncia ai grandi budget e alle strutture organizzative, chiama a raccolta i suoi artisti e porta l’arte in strada.


Parte dalle vie dove ha scelto di vivere, quelle tra Barriera di Milano e Aurora, dove realizza EdicolArte (nel 2017) e dove inaugura la Streetview Art Gallery (giugno 2019), primo e unico esempio in Italia.
Nascono come interventi di recupero urbano creativo, di riappropriazione del territorio e si trasformano subito in simboli: i luoghi utilizzati per l’allestimento delle mostre diventano a loro volta opera d’arte.

Così un’edicola abbandonata in corso Vercelli viene presa in prestito per restituire un messaggio di bellezza. Si aggiungono tre lettere all’insegna e un piccolo angolo di Torino, che crediamo essere solo grigio, si colora delle opere di artisti internazionali o delle creazioni dei ragazzi delle scuole coinvolte nel progetto.
Nello stesso modo, un circolo storico, può trovare nuova vita e nuova dignità. Anche se a pochi metri dall’edicola, abbiamo cambiato quartiere, siamo in Barriera – Circolo culturale A. Banfo. Stanze dagli alti soffitti e dal sapore retrò offrono spazi e momenti di incontro per il quartiere.


Qui lo sguardo di Rosy ha visto una galleria perfetta in cui non è necessario entrare, ma che ti invoglia a farlo. Se è l’arte che ti guarda, ti chiede di essere guardata. Dalla scorsa primavera, i ritratti di Jins scrutano i volti incuriositi dei passanti dalle sei vetrine che coprono l’angolo tra via Cuneo e via Fossata e, in futuro, si affacceranno mensilmente nuovi artisti e nuove mostre.


Succede così che la street art entri nello star system artistico in appuntamenti come Open House, The Others e il Salone del Libro, portando con sé un messaggio di rinascita e apertura; scardinando il moralismo e il perbenismo della solita retorica con una potenza e una gentilezza che solo l’arte può.
All images © 2019 Luca Iovino