Acquadolce Agritrutta: tradizioni secolari racchiuse in una riserva naturale

Vi piacciono le gite fuori porta? A noi particolarmente, soprattutto quando si tratta della combo aria pulita e mangiar bene. Nel Monregalese abbiamo trovato una perla rara: Acquadolce Agritrutta, racchiusa in un parco naturale, nella riserva di Crava – Morozzo. Inutile spiegarvi la differenza della qualità dell’aria rispetto a Torino: tutta un’altra storia. Per non parlare del profumo d’acqua dolce che avvolge il parco, una vera terapia.
Acquadolce Agritrutta
Strada di S.Biagio, 13, Mondovì | Cuneo
335 186 3923 – Agritrutta@libero.it
Vendita trote e trasformati
Lu – Ve|8 – 12 / 14 – 18
Asporto Agriturismo e consegna domicilio nel weekend
Sito | Facebook | Instagram
Lorenza ci ha accolti nel suo Ittiturismo (Agriturismo Ittico) per spiegarci come vengono allevati i pesci d’acqua dolce e poi trasformati in prodotti sani, buoni e sicuri.
Come nasce Agritrutta
L’origine si collega alla famiglia di Andrea Fariano, marito di Lorenza: è passato quasi un secolo. Lorenza ci racconta che la prima schiusa delle uova risale a più di 80 anni fa. Indovinate dove? Ai Murazzi di Torino.
La mamma di Andrea produceva la trota salmonata affumicata in casa. Per occasioni speciali, come a Natale, cominciò a regalarla a famigliari e amici che apprezzando, ne fecero sempre più richiesta. Nel 2000 Andrea fonda Agritrutta in cui decide di proseguire l’attività di famiglia volta prevalentemente all’allevamento delle salmonidee e incomincia la trasformazione delle trote nell’attuale Parco Acquadolce.
Lorenza invece arriva dopo, per curare la comunicazione dell’attività. Ad oggi si rivela la sua più grande passione, o meglio come dice lei: “Questo mestiere mi appassiona in maniera patologica”, nonostante un passato da architetto e da terapeuta nel campo delle dipendenze.
Si comincia così ad allevare la trota Iridea, la trota Fario e il Salmerino di fonte, per ampliare la rosa dei prodotti, quelli “giusti” dice Lorenza, ovvero senza aggiunta di conservanti. Una selezione di pochi prodotti ma curati nel dettaglio senza andare contro ai punti etici.

Come viene trasformata la materia prima
Camminando nel parco ci siamo resi conto che l’integrazione con l’ambiente è il “focus” principale. Non a caso l’armonia di un ecosistema incontaminato ci ha stupiti e sicuramente, resi più consapevoli sulla tutela dell’ambiente, oggi più che mai importante .
La lavorazione parte dalla pesca della trota. Viene poi conservata per una notte in frigo, sfilettata, messa sotto sale e inserita nel forno per l’affumicatura, per un totale di 52 ore (Lorenza non ci ha potuti portare dentro al laboratorio di trasformazione per questioni normo igieniche ).
La carta vincente della produzione è che tutto sia 100% naturale: la lavorazione, la conservazione in vetro e in carta e l’affumicazione con legno che proviene direttamente dalla riserva .
L’acqua del torrente Pesio invece, è ricca di ossigeno, magnesio e potassio che si fissa sulla carne dei pesci dandole così (piccolo spoiler) un gusto intenso e pieno di sapore (che i maledetti surgelati ci hanno fatto dimenticare col tempo).
Questo grazie a Lorenza, che si è fatta coinvolgere totalmente dall’ambiente in cui sorge l’azienda e lo rispetta cercando anche di promuoverlo.
L’agriturismo
Diciamoci la verità: è la parte che tutti aspettavamo di vedere (e di provare). La sala è “less is more” perfetta nella sua semplicità. L’atmosfera è quasi toscaneggiante, e colpo di scena, tutto questo prima era una piccola stalla con annesso mulino. Lorenza infatti ci ha fatto notare dei piccoli dettagli che i più attenti potranno riconoscere nelle foto.
Poi c’è lei: la sala privata per due persone, è stato amore a prima vista (qualcuno ha suggerito perfino fosse perfetta per le proposte di matrimonio). La vetrata colorata lascia entrare riflessi di luce caldi e avvolgenti, quasi come a comunicare di potersi estraniare da tutto il resto.

La cucina dell’agriturismo è curata da Fra’ Cuoco e Sara. Nel Menù non propongono solo pesce d’acqua dolce ma anche un menù di carne, un menù vegetariano e su richiesta, anche uno vegano.
Ora tenete a bada l’acquolina in bocca,noi tra una parola e l’altra mangiavamo tutto con gli occhi. Come cavallo di battaglia Agritrutta ci ha proposto una degustazione di 4 piatti che sposano al meglio il pesce dell’azienda.
L’impiattamento è ancora più allettante. Alla prima forchettata, c’è stato un qualcosa di magico: lo stesso profumo d’acqua dolce del parco l’abbiamo ritrovato nel sapore del pesce. Lo Chef l’ha proposto in più varianti: versione crunchy, sotto forma di lasagnetta della Domenica, a crudo e la versione al naturale con erbette. Piccolo plus da non sottovalutare: la verdura era cucinata come solo le nostre nonne sanno fare, davvero “tanta roba” (ci sembrava quasi di mangiare a casa della nonna, ma con vista lago).
Sul momento abbiamo cercato di sfilare una piccola classifica, purtroppo l’indecisione regnava sovrana.C’è solo una certezza: non potremmo più fare a meno della trota affumicata a crudo, su zucchine marinate, granella di nocciole e olio al mirtillo.

Abbiamo fatto a gara a chi se ne aggiudicava l’ultimo pezzo. È stato meglio di un sashimi di salmone, con l’aggiunta dell’affumicatura non troppo ingombrante che regala un sapore inconfondibile.
La bella notizia è che la trota affumicata come anche gli altri trasformati, possono essere acquistati durante la settimana. E voi direte :“Si ma io non sono della zona”oppure, “Noi abitiamo a Torino”, con l’arrivo dell’estate ci ringrazierete per avervi consigliato questa gita fuori porta (di un certo spessore vorremmo aggiungere).
Auguriamo a Lorenza e al suo fantastico staff tanta fortuna per la nuova stagione, anche se è talmente dedita che la Fortuna vien da sé.

Et voilà il primo posto in cui andare appena torneremo liberi, una giornata terapeutica per la mente e per il corpo (anche per la pancia).
All images © 2021 Simone Benso
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