Crespi D’Adda: una gita a due passi da Milano all’insegna della rivoluzione industriale

Avete presente quelle giornate né carne né pesce in cui fa freddo per il mare, di neve neanche l’ombra ma avete comunque voglia di evadere dalla città? Se è una di quelle giornate e, soprattutto, siete amanti dell’archeologia industriale, ingegneri (come me), avete un figlio che sta studiando la rivoluzione industriale o semplicemente siete alla ricerca di luoghi legati alla storia economica e produttiva del territorio lombardo, allora prendete la macchina e fatevi catapultare nel ‘900, tra Crespi d’Adda e Trezzo sull’Adda.
Cosa visitare | Crespi d’Adda | gratuito (o visita guidata con Associazione Culturale Villaggio Crespi)
Dove fare pranzo | Osteria da Mualdo | 30/40 € a persona
Per una passeggiata | Il “laghetto” di Trezzo tra il Castello Visconteo e la Centrale Idroelettrica Taccani
Dove fare aperitivo | Al lavatoio | 5/10€ per persona
Cosa visitare
La prima tappa della gita non può che essere Crespi d’Adda, nominata patrimonio dell’Unesco in quanto “Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa”.
La potremmo definire la Mountain View del ‘900: un luogo dove vita lavorativa e vita privata si fondono. Crespi – un po’ come Google oggi con tutti i suoi benefit – cercava di offrire ai suoi dipendenti tutte le comodità, una sorta di città modello dove coniugare le esigenze degli operai con quelle dell’imprenditore.
Per poter ascoltare la sua storia, con i racconti e la passione di chi nella fabbrica ci ha lavorato, optiamo per una visita guidata (disponibile sabato e domenica da Marzo a Dicembre con Associazione Culturale Villaggio Crespi, info nel loro sito al LINK). Se invece preferite visitarla autonomamente trovate tutte le informazioni continuando a leggere.
Partiamo dall’inizio: siamo nel 1878 quando Cristoforo Benigno Crespi originario di Busto Arstizio fonda il suo opificio tessile, non una semplice fabbrica per il cotone bensì una vera città ideale del lavoro operaio.
In questa città ideale la vita ruotava intorno alla fabbrica, il cuore del villaggio – un po’ come il Googleplex di Montain View – plasmato appunto secondo i suoi ritmi. Colpisce la sua doppia anima: posizionatevi in mezzo alla strada principale e osservate… da un lato della strada la vita lavorativa con l’opificio e dall’altro la vita privata con case e luoghi di svago.
La vita lavorativa: la Fabbrica è composta da 4 edifici, corrispondenti alle 4 fasi della lavorazione del cotone. Catturano lo sguardo l’altissima ciminiera (una curiosità? la chiesa non ha il campanile perché niente doveva essere più alto delle ciminiere!) e la stella ad otto punte, simbolo del villaggio.
Una parte della visita guidata è dedicata al racconto delle condizioni di lavoro dell’epoca. Condizioni che subiscono una svolta quando Silvio Crespi, imprenditore che oggi definiremmo illuminato, assume le redini dell’azienda. Decide di migliorare la produzione agendo sulle condizioni lavorative: abolisce il lavoro notturno e nei festivi, riduce l’orario di lavoro da 12 a 8 ore e introduce tutele per donne e bambini.

La vita privata
In un suo libro Silvio scrive “Ultimata la giornata di lavoro, l’operaio deve rientrare con piacere sotto il suo tetto: curi dunque l’imprenditore che egli vi si trovi comodo, tranquillo ed in pace; … I più bei momenti della giornata per l’industriale … sono quelli in cui vede l’operaio svagarsi ed ornare il campicello o la casa linda e ordinata; … “
Ecco infatti che alle abitazioni nei palazzoni, in stile “casa-caserma”, sostituisce delle case costruite in perfetto stile inglese, dotate di orto e giardino.
La famiglia Crespi non si limita a fornire una casa, ma provvede a tutti bisogni dei dipendenti e delle loro famiglie con: chiesa (copia esatta di quella di Busto Arsizio, città natale della famiglia Crespi), scuola e asilo, ospedale, lavatoio, dopolavoro, teatro, bagni pubblici, spacci alimentari e di vestiario. Viene poi installato il primo sistema di illuminazione elettrico d’Italia e una piscina.
Simbolica è anche la torre della maestosa “casa-castello” (residenza della famiglia), non solo potere e autorità, ma allo stesso tempo benevolenza…”sciur e non padrú” (“signori e non padroni”).
Alla fine della via principale troviamo il cimitero con il suo maestoso mausoleo (concorderete con me ricorda un po’ le costruzioni Azteche…la guida dice ziggurat), come a dire “rispondere ai bisogni dei propri dipendenti dalla culla alla tomba”.
Associazione Culturale Villaggio Crespi, Piazzale Vittorio Veneto 1, Crespi d’Adda in Capriate San Gervasio




Dove fare pranzo
Per regalarci una pausa romantica decidiamo di pranzare all’Osteria da Mualdo. Si tratta di un casale ristrutturato dove al posto delle stalle e del fienile troviamo oggi deliziose salette con travi a vista.
La parola d’ordine è farsi coccolare: ci accomodiamo in un tavolo con vista sul giardino e iniziamo a dare uno sguardo al menu. Qualche suggerimento su cosa ordinare arriva appena varcato l’ingresso, dove troneggia il banco di salumi e formaggi, se poi si considera che pasta, pane, focaccia e grissini sono fatti in casa la scelta del tripudio di carboidrati è presto fatta. Quindi omaggiamo la tradizione con i casoncelli e per secondo ci facciamo tentare dal tocco dello chef, uovo fondente alla Milanese con carciofi e fonduta. Stoicamente resistiamo ai dolci fatti in casa e ci ripromettiamo di tornare d’estate per goderci il dehor estivo.
Se invece preferite qualcosa di più veloce vi consigliamo un pic nic nel parco con le focacce del panificio di Crespi.
Osteria da Mualdo, Via Privata Crespi, 6, 24042 Capriate S. Gervasio




Per una passeggiata
Sulla via del ritorno decidiamo di fare una sosta a Trezzo sull’Adda, qui ci sono numerose alternative per smaltire il pranzo: dal noleggio di una bicicletta per una passeggiata sul fiume al giro in barca alla scoperta del paesaggio lacustre.
Visto che ci eravamo ripromessi una gita “storica”, o magari per un po’ di prigrizia, preferiamo rimandare queste passeggiate e visitare i resti del Castello Visconteo. Il castello di origine longobarda fu realizzato nel 1.370 come fortificazione difensiva e vide nel corso della sua storia numerose conquiste con protagonisti i Visconti, i Torriani e il Barbarossa. Oggi è possibile visitare il pozzo, i sotterranei e la torre. Mi sono ripromessa di tornarci per ascoltare, grazie alle visite guidate della Proloco di Trezzo (info al LINK), le numerose leggende che girano intorno ad esso: dai fantasmi che proteggono il tesoro di Federico Barbarossa, ai due pozzi dove pare che i Visconti gettassero nemici e ospiti indesiderati, alla Dama Bianca, figlia di Bernabò Visconti, gettata dal padre nel pozzo a causa di un amore proibito.
Ai piedi del castello si può ammirare un’altra testimonianza della rivoluzione industriale, la “cattedrale dell’energia”, ovvero la centrale idroelettrica “Taccani”. La centrale è aperta per visite scolastiche e in occasione di eventi.



La centrale affaccia sul “laghetto” di Trezzo dove troviamo “Al Lavatoio”, un bar bistrot recuperato dai vecchi lavatoi comunali. Ci sembra un’ottima scelta per un aperitivo con vista sul fiume. Concludiamo cosi la giornata con un bicchiere di vino al tramonto con dei cigni curiosi a farci compagnia.
All images © 2019 Erika Aversano