Ci sono un irlandese, una francese e un forno… – Ok, questo potrebbe sembrare il perfetto inizio di una barzelletta – per cui non vi assicuro grosse e grasse risate, ma senz’altro qualcosa di molto molto interessante (e croccante). Quelli sopracitati sono i tre elementi fondanti e necessari di Forno Belfiore, una piccola panetteria nel quartiere di San Salvario. Tanto moderna nell’aspetto e nella proposta quanto tradizionale nel modo in cui produce e porta avanti la sua idea di forno.



Belfiore: un intero mondo, in pochissimi metri quadri
Anche se al momento, l’ingresso del locale è coperto da enormi impalcature, che rendono la ricerca assai più complessa, fortunatamente le insegne appese vi aiuteranno a capire che, sì, siete nel posto giusto! Entriamo, superiamo una lavagnetta che racconta il “menù” della settimana, e il primo pensiero che ci tocca è “wow, che profumo di pane!”, pensiero così forte da passare dalla testa alla bocca quasi senza accorgersene. Lo so, lo so “E quale mai dovrebbe essere la prima sensazione quando si entra in un forno, se non l’odore di pane?” Ma vi assicuro che troppo spesso, tristemente, non è così.

La seconda sensazione è quella di sentirsi in un luogo distante dalla strada (pur essendo a pochissimi metri) che trasmette una bella sensazione di serenità. L’impressione (anche confermata dai clienti che passano), è che qui comprare e scegliere la pagnotta sia quasi un rito, che, a vederlo così lento e posato, mi riporta indietro negli anni a quando accompagnavo mia nonna dal panettiere.
Il pane è disposto sulle due pareti laterali – forse è l’unica volta in vita mia in cui essere accerchiato non mi opprime, di fronte il bancone, e il laboratorio dietro. Assolutamente minimale ma essenziale per ciò che ci interessa davvero: il loro pane!


Un biglietto di sola andata per Torino
Veniamo accolti da Ben e da Pauline, i due pilastri che vanno a comporre il team del forno. Si vede che fanno fatica a stare nel ruolo degli intervistati, stanno molto meglio nel loro laboratorio con le mani in pasta. Diciamocelo, a noi va benissimo così e non vorremmo in nessun modo che questa cosa cambiasse. Iniziamo a chiacchierare e da subito percepiamo che il loro accento proprio torinese non è. Scopriamo che, partendo da Irlanda e Francia, passando per il Belgio e il Monferrato, i ragazzi sono giunti in città. La loro storia è così singolare da incuriosirci e appassionarci. Hanno scelto di aprire un forno in Italia, forse il paese del pane per eccellenza, ma senza essere italiani.
Il pane che viene preparato e venduto qui, non ha nulla a che vedere con la maggior parte del pane che consumiamo quotidianamente. Lo capiamo in fretta assaggiando il loro pane di campagna e la focaccia con le cipolle… Hanno un sapore autentico, eccezionale! Da buon panificatore casalingo quale sono mi chiedo, affascinato, da dove provengano le ricette dei pani che sfornano ogni giorno, forse non vi stupirà sapere che la maggior parte sono francesi! Già, ma non ditelo in giro che qualcuno si potrebbe risentire 😉



Tutto fatto a mano, con amore
L’amore profondo per ciò che fanno è evidente in ogni dettaglio. Ogni ingrediente è frutto di una scelta ponderata: ingredienti che vengono da vicino, farine macinate a pietra, lievito madre vivo e tempi di lievitazione lunghi per lasciare il giusto tempo a ogni cosa.
Da Forno Belfiore non c’è un’impastatrice, va da sé che per ogni pagnotta, focaccia o babka che sia, l’impasto viene formato a mano. Ben ci racconta che ne hanno posseduta una per qualche settimana, che purtroppo li ha abbandonati prima del dovuto. Quindi ecco una buona scusa per tornare alle origini!
Mentre noi ci perdiamo nei racconti, i ragazzi si spostano sul piano da lavoro e iniziano a impastare per il pane che verrà sfornato la mattina seguente. Ben mette in una bacinella acqua, lievito madre e 9 chili di farina, Pauline mescola. Non so se vi sia mai capitato di impastare anche solo 2 chili di farina a mano: è faticoso. Immaginate impastarne 9; non è una cosa da poco, ma qui è la quotidianità.



Forno Belfiore è lo specchio di chi l’ha creato e di chi ci lavora, sfornando lievitati con passione e dedizione. Un posto sincero, genuino, a tratti timido, ma fondamentalmente una garanzia in termini qualitativi e di bontà. Un angolo di cui Torino aveva bisogno. Noi, ovviamente, non vediamo l’ora di tornarci per accaparrarci la nostra sana dose di carboidrati!
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