Nel mio girovagare per Roma e riscoprire nuovamente la città che mi ha dato i natali, mi sono ritrovata a camminare fra i vicoli del Ghetto. Questo quartiere ospita non solo la Sinagoga ed il Museo Ebraico di Roma, che raccoglie le testimonianze della Comunità Ebraica di Roma, ma anche le sfumature architettoniche divise fra antichità, medioevo e rinascimento.
Ghetto Ebraico di Roma
Mappe
Il segreto è perdersi per il ghetto
Generalmente ci si rende conto che si è arrivati al ghetto quando sul Lungotevere si incrocia il Tempio Maggiore, la principale sinagoga di Roma, che in effetti è il punto cardine di tutto il ghetto, ma per godersi davvero i vicoli e le peculiarità di Roma, il vero segreto è perdersi. Lasciarsi trasportare dalle stradine, dai profumi e dai romani.
Io sono arrivata al ghetto passando per Torre Argentina, seguendo lo snodarsi dei vicoli e permettendo alla città di sorprendermi, ho raggiunto a Via del Portico d’Ottavia passando per un piccolo vicolo che pian piano mi ha lasciato indizi sulla mia destinazione.
La strada principale del Ghetto: via del Portico di Ottavia
Insieme a Piazza delle Cinque Scole, via del Portico di Ottavia è il punto che di più racchiude l’unicità del ghetto romano, mostrando in poche centinaia di metri lo specchio variopinto dell’architettura romana, che unisce in modo impreciso stili ed epoche diverse. Già il portico d’Ottavia, chiamato così per volere dell’Imperatore Augusto è frutto di restauri e modifiche nel tempo, la parte più antica è il tempio di Giunone Regina, voluto dal Lepido nel 179 a.C. mentre quella più recente e visibile risale all’epoca di Settimio Severo. Proseguendo la via, si possono vedere abitazioni con stili diversi che che in qualche modo si amalgamano creando un unico filo immerso nella storia.
Su questo è interessante vedere come alcuni scorci del ghetto hanno ancora i resti delle case abitate dagli ebrei che sin dal 1555 furono obbligati a vivere nella zona del ghetto ( obbligo rievocato durante il regno d’Italia), questo ha fatto si che le costruzioni fossero alte e una sopra l’altra per risolvere il problema della densità abitativa.
Da tenere d’occhio sono anche opere sporadiche di street art, nascoste fra i vicoletti e gli angoli poco frequentati, come questa unica rappresentazione di Frida Kahlo, che richiama ad un negozio tutto dedicato all’arte messicana (via dei falegnami, 9) chiamato appunto “La casa di Frida”, poco distante dall’opera d’arte.
Fra cucina tradizionale romana e kosher
Il ghetto è conosciuto anche per i suoi famosissimi carciofi alla giudia, che è entrato in tutto e per tutto nella tradizione culinaria romana, questo rende il ghetto il luogo migliore per gustare questo piatto, senza però mettere in ombra la tradizione voluta dai precetti della Torah, creando in tutto e per tutto una cucina giudaico-romanesca. I carciofi sono solo il piatto più rinomato, a questa cucina si aggiungono anche altri piatti come il tortino di indivia e alici e piatti di carne come lo stracotto.
Passeggiare per il ghetto romano mi ha dimostrato ancora una volta l’incredibile capacità di Roma di costudire trame di storia, creando linee bellissime ed incoerenti, cercando di far respirare ogni angolo, cercando di dare spazio a tutte le voci che l’hanno vissuta.
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