Ho conosciuto Zelia più o meno un anno fa, poco prima l’inaugurazione del Dong Film Fest 2016 e le nostre strade si sono incrociate. Il Dong quest’anno sarà alla seconda edizione e Torino continua ad essere casa di Zelia. Ha tanti posti da raccontare: da Milano (Sesto), dove è nata, ha vissuto a Napoli, studiato in Cina, lavorato in India. Oggi si divide tra Roma e Torino, ama il cinema e impiega ogni suo sforzo perchè questo in un modo o nell’altro sia il suo lavoro e un po’ della sua vita.
Per me resterà la ragazza che ha portato la Cina a Torino. Sarà che vivo una vita distratta (e che mi piace il cinema), ma per la prima volta, nei film del festival sono riuscita ad intravedere qualcosa dell’anima della cultura cinese che andasse oltre gli “involtini primavera”. All’università ho studiato Mao e settimanalmente assorbo notizie sul livello di inquinamento a Pechino, ma non ho la minima idea di come in Cina stiano le persone, dove vivano, di cosa voglia dire la parola “famiglia”; quali i valori, i pensieri o le paure.
L’idea di portare tutto questo in Italia attraverso la pellicola nasce nel periodo cinese di Zelia. Quando torna ne parla a quelli che poi diventeranno i suoi collaboratori; con Alessandro, Giulia e Clarissa lo inventa e lo fa. Il loro è un festival indipendente, i film tutti di finzione, molti dei quali sotto censura in patria; prime o seconde opere di registi giovani che immortalano una realtà sociale in cui si sentono spaesati e che hanno il bisogno di interrogare. Alcuni film sono “piccoli”, altri “potenti” dice Zelia; loro cercano i film da proiettare andando a conoscere personalmente i registi nei festival di cinema europei più o meno patinati.
Cinque proiezioni, in una tregiorni all’ombra della Mole (il Cinema Massimo è sede della manifestazione) totalmente autoprodotta, e piccole collaborazioni che in un anno ho visto crescere e ampliarsi. Quando le risorse ci sono, ma potrebbero essere di più, la vera differenza è fatta da persone che ci mettono del loro. Essere indipendenti è appagante quanto faticoso, ma per lei Torino è curiosa e dà fiducia.
Nell’ultimo periodo scopro in questa città moltissima gente che fa cose belle e che offre un’idea di bellezza… nel caso del Dong si sono incontrate. Giovani professionisti (come Andrea, grafico del festival e Rita, web e social manager) credono in questo progetto rubando a se stessi ore di sonno; altre realtà partecipano mettendo a disposizione serate e spazi: l’anno scorso il Rat, quest’anno Comodo64 – un neonato spazio espositivo e di coworking Berlinstyle alla soglia della prima periferia torinese -, dove si terranno la pre-inaugurazione e l’off del DDF.
Una città curiosa è una città viva e credo che guardare un’altra cultura proiettata su uno schermo possa in qualche modo farci riflettere anche sulla nostra. Come quando subito dopo aver notato un difetto o un pregio in un’altra persona non facciamo a meno di chiederci se appartiene anche a noi oppure no.
E’ la stagione delle castagne, le strade diventano di foglie e si avvicina l’inaugurazione della stagione cinematografica autunnale di Torino, per me cade il 27 Ottobre. Ci vediamo al cinema.