Una passeggiata al parco è qualcosa di rilassante, mi aiuta a pensare o distrarmi. Da piccolo, invece, significava giocare, magari arrampicarmi sugli alberi oppure entrare nelle casette di legno delle aree giochi. La Casina delle Civette può, in un certo senso rappresentare l’unione di queste due visioni. Nel verde di Villa Torlonia, dove il traffico di via Nomentana sembra lontanissimo, entrare nella Casina delle Civette mi porta a sognare come un bambino e a riflettere in modo più maturo. Ne osservo le vetrate e le linee, ripercorrendone così la storia e le trasformazioni. Immagino poi confronti azzardati… forse non troppo.
Casina delle Civette
Via Nomentana, 70
Martedì – Domenica 09.00 – 19.00
Sito Web |Instagram
Biglietti: intero €6,00; ridotto €5,00
Per i cittadini residenti del territorio di Roma Capitale:
intero €5,00; ridotto €4,00 | Gratuito con MIC Card

Forme e colori dalla fantasia alla realtà
Da quando si scorge il villino, a una certa distanza, si nota la sua complessità. Incuriosisce e attira in modo quasi magnetico. Lo stile è eclettico, frutto della fantasia del Principe Giovanni Torlonia che agli inizi del 1900 fece trasformare in Villaggio Medievale la Capanna Svizzera ottocentesca ideata da Giuseppe Jappelli. Pochi anni dopo si iniziò a chiamarlo Villino delle Civette. Le trasformazioni non erano concluse: infatti, l’architetto Vincenzo Fasolo apportò delle aggiunte in stile liberty contribuendo alla diversità di generi presenti. A dare un aspetto ulteriormente fiabesco alla villa sono le coloratissime vetrate, alcune ad opera di Duilio Cambellotti. Le cromie delle finestre e dei lucernari vanno a braccetto con quelle delle tegole, delle decorazioni e dei diversi materiali usati. Questa varietà mi ricorda una casa di marzapane, degna dei fratelli Grimm, la magia di Hogwarts e la villa della famiglia Addams. Certamente anche il principe Torlonia era un personaggio particolare, degno sia di una favola sia delle stranezze degli Addams, sebbene decisamente più raffinato di loro.
Dentro a una favola di luci colorate
Perché accontentarsi di guardare dall’esterno una simile meraviglia? Acquistando il biglietto presso il vicino Casino Nobile (anch’esso visitabile), possiamo entrare nel sogno, essere immersi nelle luci colorate provenienti dalle finestre e circondati da simboli esoterici sia nelle vetrate, sia nelle boiserie, fino agli stucchi dei soffitti o ai lampadari. Gli animali saranno la nostra compagnia costante, le civette quella più numerosa, ma incontreremo anche dei pipistrelli che personalmente mi hanno fatto viaggiare con la fantasia tra le pagine di Dracula e quelle di Batman. Generi letterari lontanissimi tra loro, come differenti sono gli stili presenti nella Casina delle Civette, così, durante la visita sono fuori dal tempo, sospeso tra l’infanzia e l’età adulta, tra il sogno e la realtà, volando sulle ali di rapaci o accompagnato dalle rondini.
Nella solitudine del principe
Visitare la dimora del principe Torlonia ce lo fa conoscere. Scelse di vivere qui, preferendo una casa a sua immagine e somiglianza al lusso del Casino Nobile poco distante, affittato per una cifra simbolica a Benito Mussolini. Se andiamo oltre le apparenti bizzarrie, notiamo che ogni dettaglio della Casina delle Civette è studiato e posizionato con cura. Il principe Giovanni Torlonia era un uomo colto e solitario; “Sapienza e Solitudine” sono il suo motto che possiamo leggere su una delle porte del villino. A sormontarlo, ça va sans dire, delle civette: simbolo della “Sapienza” tanto da essere associate alla dea Atena e considerate solitarie in quanto animali notturni. Presenti ripetutamente tra le decorazioni, rappresentano anche la chiaroveggenza e sono segno, insieme ad altri fregi riprodotti nella casa, della passione del principe per l’esoterismo.
Per la presenza di allegorie, dei colori e della fusione di stili, ogni volta che esco dalla Casina delle Civette, porto con me la sensazione di essermi appena svegliato da un sogno, con la fortuna di poterlo rivivere semplicemente avvicinandomi a questo edificio eccentrico.
Un sogno a occhi aperti
Per la presenza di allegorie, dei tanti colori e della fusione di stili, non avrei mai voglia di uscire dalla Casina delle Civette. Se solo potessi viverci come il principe Giovanni Torlonia! Ogni volta che concludo una visita in questo luogo, porto con me la sensazione di essermi appena svegliato da un sogno, uno di quelli che lasciano belle sensazioni e sembrano proseguire anche dopo essersi svegliati. La fortuna in questo caso è la facilità di poterlo rivivere semplicemente avvicinandomi a questo edificio eccentrico. Sognare sì, ma con gli occhi ben aperti sulle mille meraviglie di un luogo che, pur avendo visitato molte volte, non smette mai di sorprendermi e incantarmi.
All images ©2019 Diego Funaro