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People of Turin | Walter Visentin. BASTA CHE SIA MATERIA (per trasformare il mondo)

Chiara & Luca Pubblicato il 23 Dicembre 2019

Abbiamo lasciato Walter in una tiepida giornata di fine ottobre, quando i raggi del sole riflettevano il legno nero di una bara, omaggio alla morte del tempo.

Lo ritroviamo nel suo laboratorio per riprendere il discorso e guardare da più vicino. L’appuntamento è a Collegno, via Al Molino. Fuori è decisamente inverno, la luce è fredda, bianca ed ha appena finito di piovere.

Una strada ciottolata ci traghetta verso una dimensione che ha il fascino di una favola dal sapore post-industriale. Gli spazi immensi sono quelli di un’ex manifattura tessile; cemento, soffitti alti e neon custodiscono oggi nuovi luoghi destinati a laboratori artistici. Entrando, il primo a sinistra è quello di Walter Visentin.

All’interno, una miriade di oggetti accatastati – apparentemente alla rinfusa, in realtà scrupolosamente suddivisi – celebra il concetto di trasformazione. Nulla si crea, nulla si distrugge.

Utensili e arredamenti ancora definiti nella forma fanno capolino da una moltitudine di pezzi di cui si intravede, invece, soltanto l’essenza passata.

Pannelli di legno scomposti appoggiati al muro sono superati in altezza da eleganti porte settecentesche; accanto, di nuovo travi, scheletri di sedie, poltrone, specchi, ritornati ad essere di nuovo soltanto libere linee geometriche.

Tra questi muri tutto ciò che può essere trasformato, può trovare un nuovo senso.

Dal 2001, la fame artistica di Walter si nutre di materiale di recupero da poter lavorare come nuova materia prima per realizzare sculture immaginifiche che uniscono estetica e funzionalità.

Recuperare legno, metallo e plastica significa avere a che fare con le cose abbandonate e rifiutate, con gli scarti delle nostre vite. La sua poetica interviene scardinando il concetto di inutilità e scongiura la fine delle cose; la sua arte compie una magia, regalando nuova tridimensionalità e nuovo significato all’indefinito. In testa, ogni suo progetto nasce pronto a trovare complicità nella materia ed è pensato per adattarsi all’imprevedibilità del processo creativo.

I modellini in scala 1:10 di opere già realizzate che lo circondano, lo aiutano a guardare indietro, al percorso artistico, per spiegare la sua ricerca – passione ed ossessione imprescindibile -, dalla pittura alla scultura, senza reale soluzione di continuità.

La sua “regola” materica richiama con forza la presenza e l’interazione con il pubblico, vuole suggerire un incipit, insinuare una visione; accompagna lo spettatore fino al limite del senso, lasciandolo però libero di scegliere cosa vedere.

Walter Visentin
Walter Visentin

Nel suo mondo, l’essere artista risponde all’essenza di un bisogno da assecondare e non alla scelta di un mestiere da fare. La sua vita coincide con l’arte da quando ne ha memoria e anche il suo rapporto con Torino si è mosso su queste corde. E’ una città che ha vissuto tanto, la conosce bene, l’ha frequentata tutta, di notte e di giorno.

Ha avuto studi artistici in moltissimi quartieri diversi. Gli è capitato di avere due laboratori e nessuna casa. Ha ancora negli occhi un passato vicino, anche se già invisibile: Vanchiglia quando era il quartiere dei restauratori, degli antiquari e dei negozi di colori venduti a peso; le vie di Aurora ancora immobili; i Murazzi vivi.

Ma la ricerca artistica più spesso lo ha portato lontano, fino alle zone sospese in cui la città inizia e finisce, le sue preferite.

Ritorniamo all’indefinito, dove tutto può ancora succedere, deve solo capitarci Walter.

Walter Visentin
Walter Visentin

Se volete mettervi in contatto con Walter lo trovate sul suo sito, su Facebook e su Instagram.


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