E se la perfezione fosse semplice buongusto? Les Petites Madeleines e la Piccola Rassegna di Cinema di Buon Gusto

Si ma come ci vestiamo? È una calda sera del 2015 e cinque ragazze stanno per uscire.
Sono Les Petites Madeleines e devono correre in bocciofila per dare inizio alla prima proiezione della Piccola Rassegna di Cinema di Buon Gusto.
Le potete trovare qui su Facebook oppure su Instagram.
Il progetto, nato quattro anni fa davanti ad un bicchiere di vino, è oggi alla sua V° edizione.
Da allora una volta a settimana, cinque serate dell’estate torinese sono dedicate a questa rassegna culturale itinerante che unisce il cinema al lato più conviviale e genuino del buon cibo, nella cornice delle bocciofile di quartiere sparse per la città.


Come tutti gli inizi, “il pronti via” ha visto fidanzati, amici e parenti coinvolti – più o meno volontariamente – nella realizzazione degli eventi, dice Eloheh scherzando mentre mi racconta come tutto è cominciato (lei è fondatrice e membro del direttivo).
In realtà molte delle persone attorno a loro hanno deciso di contribuire al progetto offrendo alla causa chi un pezzettino della propria professionalità chi l’attrezzatura necessaria; sono nati così anche il sito web (Alessia Paschetta) e la grafica della comunicazione (Gianluca Cannizzo).

Non che la professionalità mancasse a queste cinque amiche, che hanno saputo coniugare perfettamente le proprie passioni e competenze in un progetto comune. Hanno immaginato un pubblico, si sono date degli obiettivi e hanno condiviso una visione, tutte concordi nel fare le cose sul serio, senza prendersi troppo seriamente.
Anche oggi che l’associazione ha raddoppiato i suoi membri, che fa sold out e fa parlare di sé, la sincerità di intenti e la genuinità del fine sono portati avanti senza soluzione di continuità.
Non vogliono sentirsi di nicchia e rifiutano le etichette perché un’identità ce l’hanno: la Piccola Rassegna è quello che si vede; alla ricerca della perfezione costruita, preferisce uno sforzo sincero che “se anche qualcosa non va come deve andare non importa… non c’è nulla che non possa essere risolto con un sorriso o un giro di amari”.
Non è un salotto di critica cinematografica, non è un patinato evento mondano e neanche l’ennesima occasione per affogare la settimana nel gin tonic; non ci sono posti riservati, non c’è la carta dei vini ed è me-ra-vi-glio-so.


È la perfetta risposta contro l’agonia del caldo e dei tempi moderni; si respira la giusta atmosfera conviviale e rilassata per una declinazione vecchia-ma-nuova del più scontato “cinema e pizza”, aspettando l’arrivo del buio per accendere il proiettore.
Cortili, che silenziosi sussurrano una memoria, accolgono grandi tavolate condivise in attesa del pubblico. Sulle tovaglie vino e birra artigianali e un menù ogni volta ispirato alla versione fedele, ma reinterpretata dei piatti che da lì a poco passeranno sullo schermo.


In locandina il fil rouge è l’arte del cibo e si succedono solitamente un documentario o una pellicola indipendente, titoli più o meno conosciuti che raccontano l’Italia, o parlano lingue lontane, esotiche, magari sconosciute, e sempre una commedia americana tributo ai magici anni ’80 e ’90.
Il cibo è scelto con cura, sono privilegiati i prodotti a km0 e i vini artigianali; quando i piatti non sono preparati dalle mani della tradizione piemontese dei cuochi in bocciofila, entrano in gioco collaborazioni curiose con le realtà culinarie esotiche di Torino.
È nata così la serata a tema giapponese con la chef Yukari Tanaka, quella brasiliana con Remo di Luogo Divino, quella russa con la gastronomia Sovietniko e quella mittel-europea con La Deutsche Vita.
BOCCIOFILA TESORIERA: EGLE

Quella di “invadere” una volta all’anno le bocciofile è una delle scelte che ha fatto la differenza. I cortili delle periferie si sono rivelati il perfetto completamento della manifestazione cinematografica.
Delle bocciofile che ospitano la rassegna quella di Egle è forse un po’ più nel cuore delle ragazze e il motivo lo si scopre conoscendola. È una donna d’na volta che ha letteralmente dedicato la vita alla gestione di questi spazi e alle persone di borgata Parella. All’ingresso, sulla parete, c’è la foto in bianco e nero dell’inaugurazione, nel 1954; a lato un cartello cita “come a casa”. Negli anni è diventata un punto di riferimento per i suoi clienti: mamma, figlia o nuora di a seconda della loro età. I suoi vecchietti le tengono compagnia tra un servizio e l’altro; loro l’hanno vista crescere e lei li ha visti incurvarsi. Si ricorda di altri tempi, quando socializzare andava ancora di moda; dei grandi tornei di bocce e delle comari che invece di stare a casa, facevano la maglia sotto la sua tettoia. Come un po’ per tutto, il mondo è cambiato tanto in poco tempo.

Le escono parole velate da un po’ di amarezza, sa che se non cambierà nulla queste realtà sono destinate a morire portandosi con sé un pezzo della nostra memoria. Ma non è questo il momento di arrendersi, la passione nella sua voce si riaccende. Se si è creduto in ciò che si è fatto bisogna semplicemente continuare a farlo. E perché poi non “adottare” una Piccola Rassegna di Cinema con le sue ideatrici?
È stato amore dalla prima cena quando Egle si è cimentata nel sushi in versione vegetariana, a quattro mani con la chef Tanaka.
In alternativa la sua cucina è piemontesissima e durante l’anno entra a gamba tesa con cene a tema.
Eloheh per il suo compleanno organizza sempre quella del bollito; io bramo la bagna cauda con annesso espatrio.

La stagione, iniziata il 9 giugno, terminerà sabato 13 luglio. Ci sono ancora due occasioni per assaggiare con tutti e cinque i sensi il “buon gusto” delle piccole maddalene: il 7 luglio la cena abruzzese è abbinata a Parenti Serpenti di Monicelli; il 13 si va in America con Barbra in L’amore ha due facce.
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