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Viva Colombia

Le Strade Pubblicato il 2 Marzo 2019

Laura Bibiana Alba Guevara è una ragazza di mondo. E si vede. E’ proprio la persona che Le Strade di Milano stava cercando per un viaggio andata e ritorno per Bogotà.

Incontriamo Bibi al Pils Pub di via Bertani, la birreria all’Arco. 12 spine grimbergen, lo sport tutti i giorni e poi gli hamburger, i gruppi, le squadre d running e l’ambiente di festa. 

A Bibi oggi vogliamo chiedere qualcosa del suo Paese, la Colombia, iniziando da Milano. 

Se parti da Linate, c’è il Milano-Madrid-Bogotà trigiornaliero della Iberia. Oppure per gli affezionati di Malpensa, c’è il  Milano-Miami-Bogotà della British-LATAM. Oppure ancora, sempre dalla brughiera, l’Air France Milano-Parigi-Bogotà. 

Insomma a partire come sempre ci vuole un attimo, ma per chi vuole davvero farsi solo un “weekendino” in Colombia, un diretto al momento non c’è.

Laura ha 26 anni ed è a Milano da due. Gli studi in design all’Universidad Nacional de Colombia, a Bogotà. Poi 3 anni a San Francisco. Adesso è meneghina. E lo è molto più di tanti milanesi della zona. Italiano quasi perfetto, Bibi ci racconta un po’ di se: “sono a Milano perché l’accademia dove studiavo in Colombia aveva dei buoni contatti con la Marangoni e con lo IED. Due scuole che ho sempre visto come un sogno ma che adesso sono proprio qui, a due passi da me, e dove molto presto vorrei iniziare a fare qualcosa. A Milano poi ho vinto una borsa di studio per approfondire la lingua e la cultura e perciò oltre a lavorare al Pils, la mia seconda casa, adesso sto ancora studiando l’italiano e l’Italia

La mia esperienza a Milano è stata fortunata: quando sono arrivata, due anni fa, non parlavo nulla di italiano. Però devo dire che l’inglese mi ha salvata. Le prime situazioni, il primo lavoro e anche le prime amicizie le ho fatte tutte in inglese, perché a Milano in inglese si può vivere”. 

La Colombia a Milano è una piccola comunità: 930 persone nel comune, che si allargano a 1.800 con la Città Metropolitana e che raggiungono le 3.900 con la Lombardia. 

La comunità, come spesso accade, si stringe intorno al Consolato, che è in via Tivoli – tra il Piccolo Teatro e il Club House Brera di Copernico; ma di solito qualche attività si trova anche intorno all’associazione più grande: la Unidos por Colombia, ad esempio, che organizza manifestazioni per l’integrazione o progetti nel segno di Gabriel Garcia Marquez, il premio nobel colombiano dell’82.

Ma che rapporti ci sono tra la Colombia e Milano? Bibi sorseggia un po’ di Pils e poi comincia: “la Colombia oggi è un Paese abbastanza povero. Economicamente si intende. Un Paese di 50 milioni di persone dove la disoccupazione è poco più del 9%. Il prodotto interno lordo è solo un sesto di quello dell’Italia e i soldi ci sono solo per il cibo, la casa e i trasporti. Anche se è un bel Paese – e io sono molto grata di essere nata e cresciuta in Colombia – non c’è nulla che faccia pensare al benessere. Molti dei colombiani sparsi nel mondo mandano le rimesse a casa. E anche se il Paese esporta fiori praticamente in tutto il mondo, questo non basta per far crescere le nostre città e le nostre famiglie. Però la Colombia è un Paese aperto, che tuttora ha e vuole avere relazioni con il mondo. Noi siamo molto contenti quando vediamo gli italiani nelle nostre città, a Cartegena o a Bogotà, Medellin o Cali. Perché lo straniero per noi è bellezza, ispirazione e ricchezza allo stesso tempo . E poi perché è bello sapere che persone diverse da noi si avvicinano alla nostra cultura”. 

La storia della Colombia a Milano è effettivamente piuttosto semplice: quasi un migliaio di persone che rimanda nel Paese poco più di 5 milioni all’anno (23 milioni nel 2006 per poi scendere fino ai 6 del 2017. La Colombia poi ha uno scambio con l’Italia di poco più di un miliardo all’anno, riceve macchinari per l’agricoltura ed esporta antracite, pesce e metalli preziosi – ndr). 

La nostra comunità è principalmente cristiana “ – ci dice Bibi – “e l’accostamento che il mondo intero fa tra la Colombia e i narcos – o meglio ancora con la vicenda di Pablo Escobar – non è affatto sufficiente a descrivere la bellezza del nostro Paese”. Ecco, appunto, Bibi ci guida proprio verso un tema che volevamo affrontare con lei: “l’associazione culturale che si fa della Colombia è quella di un Paese pericoloso, dove c’è tanta droga e dove la corruzione è dilagante. Molto di tutto ciò è vero, ma io vorrei solo che la gente quando pensa alla Colombia possa immaginare le belle coste e la ciudad amurallada a Cartagena. La Palza de Bolivar a Bogotà. O il fiume Canò Cristales, più bello del mondo secondo Forbes con i suoi sette colori, nella Sierra de la Macarena, a sud di Bogotà. Non più solo Escobar  come emblema della Colombia nel mondo, ma soprattutto le nostre bellezze e i nostri sapori, come il Bendeja Paisa o l’Arespas o le Empanadas, tutti piatti tipici che a Milano si possono trovare da Cafe Santa Fe, in zona Solari. Vorrei che i milanesi potessero godere della nostra musica: la salsa, la vallenata, il merengue o il champeta – che è un misto di reggaeton e musica africana. Perché noi siamo un popolo allegro e che vive all’aperto, che popola i vostri parchi – che adesso sono anche un po’ i miei – ma che da sempre vive Milano con grandissimo affetto.

Certo, è proprio così. Lo sappiamo. Rassicuriamo Bibi che in fondo i milanesi queste cose le capiscono e sanno guardare oltre la fiction. Ma in chiusura, prima di uscire dal Pils, dopo una grimbergen blonde e una piada, le facciamo tre promesse: ascolteremo “Fiesta”, dei Bomba Estéreo, una canzone di protesta fatta con Willy Smith, che Bibi canticchiava appena l’abbiamo incontrata. Proveremo a capire dalla viva voce la ribellione dei giovani in Colombia; la seconda: passeremo in zona Solari per il Badeja Paisa, il piatto di platano, uova, fagioli e carne che Laura ha promesso di cucinare almeno una volta per noi delle Strade. E poi, la terza: proveremo una volta per tutte a guardare la Colombia fuori della TV. Prenderemo un’Iberia o un British e andremo a farci veramente un’idea. Perché a noi delle Strade, il “plata o plomo” di Pablo Escobar, proprio non ci piace. 

Per il momento, Laura Bibiana Alba Guevara ci ha regalato quanto di meglio la Colombia potesse lasciare a qui Milano. VIVA COLOMBIA.


All images Simone Sangalli © 2019